M&Ms – Monthly Matters | Pack 3

M&Ms – Monthly Matters | Pack 3

Terzo pacchetto di M&Ms

M&Ms – Monthly Matters: Il format scritto di interviste firmate Enzima in cui poniamo una domanda al mese a professionisti, di ogni genere. Attualità, news, trend  & consigli. 

Qual è lo stato del growth hacking in Italia e come immagini si sviluppi nei prossimi tempi?

This candy is by
Matteo Aliotta - Growth Marketing Manager (LVenture Group)

Growth Marketing Manager per LV8, firma di consulenza di LVenture Group SPA, fondo di Venture Capital tra i più attivi d’Europa. Ha applicato il Digital Marketing ed il Growth su più di 70 mercati diversi. Consulente Senior per Start-up PMI e Corporate. Speaker e lecturer per numerosi eventi digital ed Università.

Clicca sulla Call to Action e vai al sito di Matteo Aliotta

È davvero al capolinea la vita dei BOT e delle engagement-chat su Instagram? Pensi che Instagram li abbia combattuti nel modo giusto? Se no, cosa avresti provato a fare tu se fossi stato il CTO di Instagram?

Molto interessante questa domanda, i bot ovvero i Robot che popolano il social network al fine di migliorare le prestazioni dei profili, creare engagement e automatizzare alcune pratiche noiose sono nati qualche tempo dopo la creazione di Instagram stesso.
 Essi si sono evoluti di pari passo all’evoluzione di Instagram.

Agli inizi, i bot, automatizzavano like e commenti. Successivamente hanno imparato a seguirci e toglierci il follow poche ore dopo.

In seguito hanno iniziato a mandarci DM e con l’avvento delle storie hanno capito anche come vederne tante, tantissime fino a un milione al giorno e a sballare i nostri sondaggi..

Ma cosa sono nel concreto i bot?
 Questi robot non sono entità astratte che vivono di vita propria ma sono dei programmi scritti da programmatori che danno istruzioni al fine di fare le diverse azioni sopracitate.

Da quando esistono creano circa il 30% dell’engagement e delle interazioni del social network e forse questa cosa non fa così male ad Instagram contando che la benzina che alimenta i social network è la dopamina che si sviluppa in seguito alle interazioni che riceviamo.

Premesso questo la domanda sorge spontanea, ha davvero senso bloccare del tutto i bot?
 Tra i dipendenti di Facebook (Instagram) ci sono parecchi sviluppatori che hanno il compito di rilevare e bloccare queste automazioni e hanno sviluppato parecchi algoritmi di intelligenza artificiale al fine di riconoscere e bloccare sul nascere profili Fake o penalizzare i profili che usano automazioni quindi hanno capacità/possibilità di bloccare, ma ha senso?

Per avvalorare la tesi, ti ricordo che lo scopo di Instagram è vendere più spazi pubblicitari possibili di conseguenza uno dei suoi obiettivi principali è far trascorrere più tempo possibile in piattaforma quindi un boost di interazioni può solo giovare all’utente stesso e di conseguenza alle tasche di Zuckerberg.

Instagram per fortuna è intervenuta concretamente per quantomeno limitare notevolmente le azioni che questi robot eseguono giornalmente ed eliminato milioni di account fake che popolano il social quindi si li sta combattendo nel modo giusto. Tutto questo è fatto con un occhio di riguardo per evitare di uccidere del tutto le interazioni.


La domanda se fossi io il CTO cosa avrei fatto? Probabilmente mi sarei confrontato con il reparto marketing o con il CEO stesso e insieme saremmo arrivati alla conclusione che probabilmente bloccare del tutto le azioni automatizzate avrebbe arrecato più danno che beneficio. Probabilmente la gente sarebbe meno propensa a creare contenuti perché nessuno li vede oppure nessuno ci interagisce.

Per essere più chiaro vi porto questo esempio, la settimana scorsa ho incontrato la mia vicina di casa e mi ha fermato a parlare di questo social network (non ricordo il nome) dove devi condividere la tua performance canora (tipo karaoke) e la gente reagisce alla tua interpretazione, duetta etc etc.
Dopo aver pubblicato il primo contenuto ha visto le reazione: commenti e like a non finire (per una performance al quanto discutibile). Questo ha contribuito a creare altri contenuti e a parlare del social stesso con altre persone.

Erano interazioni finte quelle ricevute ai contenuti? Probabilmente si (almeno in parte), ma hanno aiutato il social stesso a creare altri contenuti, ad aumentare il tempo di permanenza dell’utente in piattaforma e soprattutto ad alimentare il passaparola.

This candy is by
Andrea Barbieri - Co-Founder & Full Stack Web Developer (Ninjalitics)

Ninjalitics Co-Founder. Da sempre appassionato di informatica. Cresciuto a pane e computer, finite le superiori lancio nel mondo delle startup. Inizio la mia carriera come sviluppatore iOS, creando diverse applicazioni ma senza fortuna. Nel 2018 creo insieme a Yari il tool più utilizzato in italia per le analisi di profili instagram.

Clicca sulla Call to Action e vai al LinkedIn di Andrea Barbieri

Vuoi ricevere i nostri prossimi contenuti sulla tua email?

NO SPAM, JUST FAN. La nostra ogni-tanto-letters si chiama così per questo, no?

Completando questo form dichiari di aver letto la nostra Privacy Policy

Rebranding forzato, da Ninjalitics a Not just analytics. Guardiamo il bicchiere mezzo pieno: cosa ne avete tratto di positivo?

Credo che non capiti tutti i giorni di essere forzati a cambiare nome dopo che questo aveva già creato una sua identità e riconoscibilità molto forte.

Tuttavia, non tutti i mali vengono per nuocere. Il nostro approccio è stato: “Come possiamo trasformarla in un’opportunità?”

1. Abbiamo stretto ancora di più il rapporto che abbiamo con la nostra community. Attraverso lo storytelling (abbiamo creato un canale Telegram con gli aggiornamenti e dei video IGTV), la curiosità (facendo scomparire piano piano il logo nell’immagine profilo e raccontando delle pillole inedite del dietro le quinte di NJL nelle storie per 15 giorni di file) e il coinvolgimento attivo (come la meme challenge)

2. In questo modo abbiamo fatto sì che non fossimo solo noi a comunicare il nuovo nome, ma che ci fossero anche altre centinaia di persone a farlo, in maniera divertente

3. Cambiando nome ci siamo “liberati” dal vincolo di non poter toccare alcune aree, come la formazione, e dunque poter ampliare nei prossimi mesi i servizi e i prodotti offerti

Ma se dovessi sceglierne una sola tra queste 3, direi assolutamente la prima. Ovvero quello di aver avvicinato ancora di più la community al nostro progetto facendola sentire parte integrante del cambiamento!

This candy is by
Yari Brugnoni - Co-Founder (Ninjalitics)

Yari Brugnoni: co-fondatore Ninjalitics, il sito più utilizzato in Italia per analizzare profili Instagram

Clicca sulla Call to Action e vai su Ninjalitics

Vuoi ricevere i nostri prossimi contenuti sulla tua email?

NO SPAM, JUST FAN. La nostra ogni-tanto-letters si chiama così per questo, no?

Completando questo form dichiari di aver letto la nostra Privacy Policy

L’obsolescenza programmata è la strategia volta a definire il ciclo vitale di un prodotto in modo da limitarne la durata a un periodo prefissato. Esiste una normativa nazionale specifica per questo argomento?

This candy is by
Massimiliano Dona - Presidente Unione Nazionale Consumatori

Avvocato, giornalista, Presidente di consumatori.it. Insegna in vari Master, ma ciò a cui tiene di più è portare i temi di consumo sui social come TikTok (con oltre 100k followers) e Clubhouse, il nuovo social della voce. È autore di numerose pubblicazioni scientifiche e divulgative. Collabora con radio e tv e gestisce il podcast “Nessun problema”

Clicca sulla Call to Action e vai sul profilo Instagram di Massimiliano Dona

In maniera concreta: in che modo la tua figura professionale impatta su un business? Per che tipo di aziende e perché può essere fondamentale?

Nell’economia moderna i prodotti e i processi industriali si basano sempre di più sui diritti di proprietà intellettuale (brevetti, marchi, disegni e modelli, diritti d’autore e diritti connessi, indicazioni geografiche, segreti commerciali, etc.).

La tutela dei beni e degli asset intangibili ha assunto, pertanto, un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo di qualsiasi strategia commerciale di successo.

Secondo i dati riportati nel piano d’azione in materia di proprietà intellettuale adottato il 25 novembre 2020 dalla Commissione Europea, le industrie che utilizzano in modo “intensivo” la proprietà intellettuale rappresentano circa il 45% del PIL europeo, contribuendo al 93% dell’export.

Alla luce di questa premessa fattuale, la figura del giurista esperto nella tutela della proprietà intellettuale assume particolare rilievo sotto due distinti profili.

Se da un lato l’implementazione di una strategia IP solida e basata sulla prevenzione e la riduzione dei rischi contribuiscono a garantire prospettive di sviluppo all’azienda (attraverso la predisposizione di strumenti contrattuali efficaci, l’analisi preventiva dell’impatto del contenzioso, la lettura delle dinamiche prettamente commerciali in un’ottica legale), dall’altro l’intervento dell’IP lawyer può essere richiesto a fronte dell’emergere di profili c.d. “patologici”.

Per fare qualche esempio: come tradurre in un accordo formale le negoziazioni intercorse tra due uffici commerciali? Come assicurarsi che i beni immateriali su cui si fonda il core business aziendale siano sufficientemente tutelati? 

Come reagire in giudizio alla violazione delle condizioni di un contratto da parte di un partner? Come tutelare un autore, un artista interprete esecutore, un editore o un produttore fonografico e consentirgli di massimizzare – nel rispetto della normativa in materia di diritto d’autore – i risultati della propria attività? 

Come garantire il rispetto della normativa consumeristica, in materia di privacy e concorrenza ? Questo è solo un rapido accenno delle domande “strategiche” a cui, come responsabile affari legali di un’azienda attiva nel mondo dell’intrattenimento e dello spettacolo, mi trovo a rispondere.

Quanto invece alla tipologia di imprese cui si rivolge la mia figura, la risposta è semplice: tutte le imprese coinvolte nell’industria culturale, nell’entertainment, nel mondo dell’ innovazione e della tecnologia, così come le realtà più tradizionali, che operano tanto nel mercato dei contenuti multimediali e delle piattaforme, quanto nell’editoria e nel music business.

This candy is by
Matteo Falcolini - Avvocato IP & Copyright

Avvocato specializzato in materia di copyright e proprietà intellettuale, Matteo è “Head of Legal Affairs” presso un’azienda leader nel mercato italiano del “kids entertainment” e del social media influencing. Ha fondato insieme al suo socio Andrea Fabrizi il legal network “Iusmart – Legal Advisors”.

Clicca sulla Call to Action e vai al sito di Iusmart

Che mercato ti sta impressionando di più negli Stati Uniti?

La fine delle palestre come le conosciamo.

Non sono mai stato un fanatico del fitness. Non c’è stata una sola volta in vita mia che io sia riuscito a frequentare con continuità una palestra, il mio abbonamento annuale finiva puntualmente per diventare una donazione per il 50% dell’importo.

Quando scherzando mi sentivo dire “il giorno che ti allenerai tu sarà la fine del mondo” in fondo non c’erano andati tanto lontano.

A fine Agosto 2020 ho comprato una Peloton Bike+ e ad oltre 8 mesi dall’acquisto faccio almeno un workout al giorno e posso dire con sicurezza che quella bicicletta con cui si può andare da nessuna parte è stato il mio miglior acquisto degli ultimi anni. Provoca dipendenza.

 

Con una crescita anno su anno del 69%, Peloton ha un margine del 44% sui suoi prodotti di connected-fitness, (una bicicletta da spinning e un tapis roulant)  ma la verità è che sono un incredibile macchina che genera revenue ricorrente. Non c’è niente di meglio di una bici da $2,400 per far sembrare una sottoscrizione da 39 dollari al mese ragionevole.

Con solo 35 istruttori, Peloton serve 4 milioni di utenti e una retention rate del 93% (una roba ai livelli di Amazon Prime e Netflix) che si traduce in $1B di revenue a trimestre. Questi istruttori beneficiano di una piattaforma che gli permette di diventare delle celebrità e mi aspetto che diventeranno presto oggetto di attenzioni dei competitor alla pari di quello che accade nel calciomercato con i giocatori migliori. 

Nel 2020 il mondo del connected fitness è esploso e le palestre devono entrare nell’ordine delle idee che a pandemia finita le cose non torneranno come prima. Qualche indizio?  Il valore di mercato di Peloton che cresce del 350% nell’ultimo anno, l’acquisizione di Mirror da parte di Lululemon, $250M raccolti da Tonal ad $1.6B di valutazione e, last but not least, Il lancio di Fitness+ da parte di Apple.

Usando le parole di John Foley, CEO di Peloton, in occasione del lancio da parte di Apple del servizio che offre lezioni di fitness: “it’s quite a legitimization of fitness content, to the extent the biggest company in the word, a $2 trillion company, is coming in and saying fitness content matters. It’s meaningful enough for Apple”.

In altre parole, questo non é un trend passeggero causato da un anno di lockdown ma un cambiamento ineluttabile come Thanos che é stato semplicemente accelerato.

This candy is by
Giuliano Iacobelli - Director of Product Management at Claris (Apple)

Founded Stamplay acquired by Apple. Humble. With a hint of Kanye. Director of Product Management Apple. $Crypto curious and #hiphop lover.

Clicca sulla Call to Action e vai su Twitter di Giuliano

Vuoi ricevere i nostri prossimi contenuti sulla tua email?

NO SPAM, JUST FAN. La nostra ogni-tanto-letters si chiama così per questo, no?

Completando questo form dichiari di aver letto la nostra Privacy Policy

Retail in Italia vs Retail Asia. Quali sono le differenze principali del comportamento dei consumatori in questi mercati?

Nonostante la globalizzazione stia di fatto avvicinando in parte i differenti approcci e behaviours del consumatore, continuano ad esserci alcuni elementi che contraddistinguono l’Asia rispetto al mondo occidentale:

1) gli asiatici sono dei “Natural Omnichannel Shoppers”. Nonostante lo shopping brick-and-mortars sia ancora rilevante, la tecnologia è integrata nella consumer experience attraverso l’ausilio di social media, smartphones, tablets fino al processo di decision making ed acquisto.

2) Gli asiatici sono molto informati su ciò che vogliono comprare e dunque molto esigenti sulla qualità del prodotto/servizio, alla ricerca continua di informazioni e di trasparenza. È dunque molto importante per una azienda essere consistente in tutto il marketing funnel e relativi touch-points per assicurare la conversione del consumatore.

3) Rispetto al mondo occidentale, gli asiatici preferiscono il “marketplace” allo “stand-alone” website: fino a 2 anni fa in Cina circa il 90% dell’ e-commerce era guidato da digital Titans. Molti Brands, soprattutto del lusso, stanno investendo importanti somme di denaro per elevare le esperienze e convogliare il traffico sui propri negozi online attraverso l’ausilio della realtà aumentata e di prodotti esclusivi dedicati.

4) per quanto affascinati dai Brands come status symbol, i consumatori asiatici sono meno leali di quelli occidentali. L’intero concetto di Brand è relativamente nuovo alla Cina e al sud-est Asiatico. Questo non significa che l’autenticità del marchio non sia importante nella considerazione di acquisto, ma piuttosto che non pensino ad un singolo brand in particolare. In effetti questo lascia molto spazio alle varie aziende, per coltivare relazioni più forti attraverso il marketing. In particolare, molti degli shopping patterns dimostrano che i consumatori asiatici (in particolare cinesi) cercano Brand importati per diverse ragioni tra cui la migliore qualità percepita, mancanza di disponibilità su mercato domestico e, talvolta, prezzi più competitivi.

This candy is by
Marco Pagliuso - General Manager Sunglass Hut & Ray-Ban (Luxottica)

Manager internazionale con piu’ di 15 anni di esperienza nella fashion industry. Vivo a Singapore senza rimpianti (tranne il cibo e il clima italiano). Adoro veder perdere l’Inter, che e’ anche la mia squadra del cuore. Amo i cani, la musica classica e i puzzles; anche se non li finisco mai…

Clicca sulla Call to Action e vai al profilo LinkedIn di Marco Pagliuso

Scandalo notai-startup. Cosa ne pensi della faccenda e come pensi si risolverà?

Rispondi qui in basso alla tua domanda

Dopo che il Tar aveva bocciato il ricorso del Consiglio nazionale del Notariato, il Consiglio di stato lo ha accolto.

E’ un grande passo indietro per il panorama delle Startup Italiane.

Sicuramente la procedura che era stata implementata dal MISE doveva essere migliorata.

Ma tra migliorare ed annullare una procedura c’è molta differenza.

Inoltre, secondo la direttiva UE 2019/1151, in tutta Europa dovrà essere possibile aprire una società qualsiasi (non solo Startup) completamente online.

Vedremo cosa succederà al mondo startup e a tutti i ragazzi che vogliono intraprendere una carriera imprenditoriale..

This candy is by
Matteo Salini - CEO (Consulting/34)

Clicca sulla Call to Action e vai al profilo LinkedIn di Matteo Salini

Vuoi ricevere i nostri prossimi contenuti sulla tua email?

NO SPAM, JUST FAN. La nostra ogni-tanto-letters si chiama così per questo, no?

Completando questo form dichiari di aver letto la nostra Privacy Policy

UNA GUIDA GRATUITA, DI 50 PAGINE, SULLA PRODUTTIVITÀ

Richiedi la nostra guida sulla produttività, il Productivity Planet. 50 pagine di tool, strumenti e libri consigliati, scritta e redatta dal team di Enzima.

Richiedila ora

Inserisci l’email su cui vuoi ricevere la guida

Cliccando su "Ottieni ora" accetti al trattamento dei dati personali e alla nostra privacy policy.