M&Ms – Monthly Matters | Packet 2

M&Ms – Monthly Matters | Packet 2

Secondo pacchetto di M&Ms

M&Ms – Monthly Matters: il format in cui facciamo una domanda al mese a professionisti, di ogni genere. Attualità, trend, news & consigli. Leggi, ascoltalo, guardalo sul nostro Blog.

Perché è diventato così importante raccogliere dati e perché la figura dell'information designer diventerà sempre più cruciale?

Specialmente nell’ultimo anno a causa della pandemia globale i dati sono diventati mainstream e siamo stati innondati quotidianamente di numeri, percentuali, statistiche. 

Troppo spesso questo è avvenuto senza curarne l’aspetto comunicativo: stiamo raccontando la storia giusta? Il ricevente dell’informazione sarà in grado di capire il concetto che intendiamo comunicare? 

Possiamo misurare l’efficienza del nostro messaggio o della nostra comunicazione? George Bernard Shaw diceva: “l’unico grande problema della comunicazione è l’illusione che abbia avuto luogo” ed è proprio su questo punto su cui concentro il mio lavoro da information designer, allargando il focus anche alla comunicazione del dato, non unicamente alla rappresentazione dello stesso.

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Tiziana Alocci - Data Designer (Freelance)

Award-winning data designer e creative director, co-fondatrice di Market Cafe Magazine e docente presso il London College of Communication. Ha lavorato a livello internazionale con clienti di alto profilo tra cui The Guardian, BBC, Visa, Corriere della Sera, Facebook, e Bill & Melinda Gates Foundation.

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Sei nel settore PR e media relation da oltre 10 anni. Oggi sei manager in Revolut. Quali sono le sfide più interessanti a cui sei quotidianamente esposta e cosa ti piace del mondo fintech?

Il mio lavoro consiste nell’assicurare a Revolut visibilità su diverse tipologie di media per raggiungere chi è cliente, chi potrebbe diventarlo e altri possibili stakeholder.

 Bisogna valutare gli obiettivi e adottare diverse strategie per raggiungerli: a volte sono un prodotto o una feature da lanciare, altre volte si tratta di posizionare l’azienda come opinion leader, in altre ancora é una questione di brand awareness, magari verso un pubblico nuovo. 

La creatività e la proattività sono fondamentali, cosí come il sapersi muovere nei tempi giusti. Del mondo fintech, e di Revolut, mi piace la possibilità di vedere da vicino come un’azienda può cambiare – e migliorare – alcuni aspetti della vita quotidiana, come ad esempio i pagamenti e la gestione del denaro grazie alla tecnologia. 

Se penso poi al mio lavoro, vedo questi cambiamenti da vicino e li porto sui media grazie ai nostri dati, che possiamo analizzare per comprendere al meglio nuovi trend e comportamenti dei consumatori.

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Valeria Alunni - Communications Manager (Revolut)

Valeria Alunni inizia il suo percorso nella comunicazione nel 2008, dopo la laurea in Lingue e Culture Straniere. Lavora per oltre undici anni in agenzie PR di Milano, seguendo brand internazionali prevalentemente nei settori turismo, retail e tecnologia. Nel 2019 entra in Revolut come responsabile comunicazione per l’Italia e il Sud Europa.

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Perché si parla sempre di più di progettazione human centered? Com'è cambiata questa metodologia da quando hai iniziato?

Wikipedia definisce lo Human Centered Design “un approccio alla risoluzione dei problemi, comunemente usato nei framework di progettazione e gestione che sviluppa soluzioni ai problemi coinvolgendo la prospettiva umana in tutte le fasi del problema -processo risolutivo.”

Con il passare degli anni e la progressiva evoluzione del digital, questo modello viene applicato per lo sviluppo di prodotti digitali e servizi il cui obiettivo è la soddisfazione di bisogni reali e latenti degli utenti coinvolti.

Gli strumenti necessari al raggiungimento di tali obiettivi sono empatia e sperimentazione.

Oggi sempre più aziende lo declinano all’interno del proprio business e all’interno dei propri dipartimenti. Si pensi, ad esempio, allo sviluppo di nuovi processi in cui i dipendenti di un’azienda devono essere nelle migliori condizioni possibili per poter lavorare. 

Dunque se prima, il business, era il punto di partenza della progettazione, oggi ne diventa conseguenza. Si è passati ad un vero e proprio cambiamento di prospettiva che vede il focus non più su funzionalità e tecnologia bensì sulle persone e i loro obiettivi.

È bello vedere come lo Human Centered Design, oggi, viene adottato come metodo, non solo per ottimizzare tempi e costi di sviluppo di prodotti e servizi, ma come parte integrante delle culture aziendali: dalle startup alle Corporate.

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Ludovica Angeletti - UX Designer (Consultant)

 Nel 2014, grazie alla partecipazione ad hackathon, inizia a lavorare nel mondo delle startup. Nel 2019 abbandona il mondo startup e Roma per trasferirsi a Milano, riuscendo a fare il salto nella grande azienda con l’obiettivo di specializzarsi in E-comm. La musica elettronica è la sua passione. Good Design, is good business è il suo mantra.

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Hai 5 anni di esperienza nel ruolo e sappiamo che sei la persona giusta per rispondere alla seguente domanda: perché il ruolo del UI designer negli ultimi tempi è divenuto così chiacchierato?

Il ruolo dello User Interface designer, e ancor di più dello User Experience designer, è divenuto così chiacchierato negli ultimi tempi perché con l’arrivo della pandemia globale, molte aziende hanno dovuto fare i conti con la digitalizzazione e l’improvviso passaggio allo smart working per i propri dipendenti. 

La pandemia ha spinto molte aziende a ridefinire il proprio approccio commerciale e a investire su una forte presenza digitale.

Mai come in questo particolare periodo storico l’utente deve poter usufruire di prodotti digitali in maniera fluida, e lo User Interface designer si focalizza sulla traduzione della strategia stabilita precedentemente in interfaccia grafica per consentire un’efficace fruizione da parte degli utenti.

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Silvia Bertossi - Senior User Interface designer (Fifth Beat)

Metà ciociara e metà friulana, romana di adozione da anni. Una blonde girl con un bel sorriso e accessori pink, mette tutte le sue passioni nello User Interface design. UI designer, dal 2016 fa parte del team di Fifth Beat. “Complicare è facile, semplificare è difficile. Tutti sono capaci di complicare. Pochi sono capaci di semplificare.” B.M.

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Qual è lo stato del visual design attualmente in Italia?

Il settore del design inteso come cultura del progetto e della creatività, rappresenta in Italia una fetta di mercato piuttosto consistente. Negli ultimi anni infatti,  le imprese italiane che producono beni e servizi legati design, (dall’arredo alla moda, dall’architettura alla comunicazione, fino agli ambienti digitali) risultano essere più di 29 mila con un fatturato di circa 4,3 miliardi di euro. (Fonti attendibili Pre-Covid)

Prendendo in esame il design della comunicazione nello specifico, si può dire che in Italia c’è stata una crescita esponenziale di questo settore rispetto ad altri paesi europei che hanno alle loro spalle una cultura visiva probabilmente più evoluta. L’Italia si sta dimostrando estremamente competitiva e soprattutto attrattiva per i migliori talenti che, anche internazionali, lavorano per i marchi del made in Italy.

Il visual design in Italia, quindi seppur non ancora in tutti i settori, sta diventando una componente molto forte e ricercata sia dalle aziende che dai clienti. Negli ultimi anni lo stesso settore è stato al centro di grandi cambiamenti, influenzato dall’evoluzione della tecnologia, dalla facilità di accesso a contenuti online, dal boom dei canali social. Ma soprattutto dalla possibilità da parte di designer e non, di avere accesso a risorse, strumenti ed informazioni che 10 o 20 anni fa erano riservate(ed interessavano) esclusivamente chi lavorava in questo ambito.

Si è creata e si sta creando una forte cultura visiva che richiede da parte della figura del designer una continua attenzione alla ricerca, all’innovazione, all’intelligenza creativa, alla capacità di cogliere i bisogni.

Questo per portare avanti un processo che è già in corso, l’educazione al bello, perché il senso estetico diventa un patrimonio personale da sviluppare nel corso della vita che rappresenta la capacità di cogliere la bellezza nella diversità delle cose.

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Aurelia Branconi - Head of Visual Design & Director Brand Division (Baasbox)

Laureata in Grafica Editoriale presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Ho iniziato a lavorare subito nel mondo startup e sono entrata in Baasbox appena un anno dopo. Oggi sono Head of Visual Designer di Baasbox e Director della Baasbox Brand Division. Amo moltissimo il mio lavoro e ho una vera passione per il design e il branding.

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Un trascorso in diverse corporate fino ad approdare in Amazon. Qual è la parte più entusiasmante del tuo lavoro e cosa significa essere New Account Manager in Amazon?

Dopo un’esperienza in Birra Peroni come Assistant Brand Manager e in Johnson & Johnson Medical come key account manager assistant sono approdata in Amazon avendo la fortuna di combinare entrambi i topic: sales e marketing. 

La parte più entusiasmante del mio lavoro è la possibilità di innovare, di guidare o contribuire a progetti che hanno un impatto su milioni di clienti in Italia e in Europa.

Il mio lavoro di account manager nel Marketplace si compone principalmente di 3 aspetti:

1. Recruiting e account management di aziende che vendono su Amazon

2. Analisi dati per comprendere/monitorare l’andamento del business e supportare le aziende nella crescita su Amazon

3. Progetti, idee di innovazione, attività che contribuiscono alla tua crescita professionale nel lungo termine (nel mio caso, per fare un esempio, gestire campagne di marketing B2B in EU).

A condire il tutto, un ambiente di lavoro stimolante, pieno di sfide, che ti permette di lavorare con persone di ogni nazionalità da cui puoi imparare qualcosa ogni giorno (a livello lavorativo e non).

Forse sembra uno spot intitolato “vieni a lavorare in Amazon” ma è tutto vero, almeno nella mia esperienza 🙂

This candy is by Lavinia Carrozzi - New Account Manager (Amazon)

Sono romana, ma nata con l’irrefrenabile voglia di mescolarmi con il resto del mondo. Dopo l’esperienza nel “posto più lontano dall’Italia”, Melbourne, sono tornata in famiglia a Roma, dove ho fatto le prime esperienze in Ford, Birra Peroni e Johnson & Johnson. A partire dal 2019 mi sono catapultata a Milano per ricoprire il ruolo di new account manager in Amazon. Insomma è chiaro: cerco di entrare nelle grandi corporate così da avere colleghe e colleghi con cui fare aperitivi.

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Sei da poco tornata in Italia dopo diversi anni all'estero spesi tra UK e Australia. Cosa significa fare performance marketing all’estero?

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Ilaria Colasanti - B2B Marketing Manager (Codemotion)

Appassionata di tech e di startup, Ilaria si è fatta le ossa lavorando all’estero in Australia e Regno Unito fino a ritornare nella madrepatria lo scorso anno. Tornata in Italia, Ilaria ha iniziato il suo percorso con Codemotion come Marketing Manager, con l’ambizioso obiettivo di rafforzare il brand B2B a livello internazionale.

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Da pochissimo in Italia il no code è sulla bocca di tutti. Tu sei in America e li si sente da diverso tempo. Ad oggi lavori per un'azienda che progetta e sviluppa soluzioni esclusivamente no code per i propri clienti. Come vedi questo settore nei prossimi 5 anni?

Il trend “no code” è abbastanza nuovo negli USA, e nuovissimo nel resto del mondo. Se si escludono website builders —i noti Squarespace e Wix, che sono noti sul mercato da molti anni e sono, tecnicamente, “no code”, anche se non si definiscono tali— solo nel 2020 si è cominciato a diffondere questo termine con articoli su Wired e TechCrunch. 

Nei prossimi 5 anni questa popolarità andrà solo crescendo, a pari passo con l’adozione di questo tipo di tools e approccio da parte sia di individui che di aziende. Ci saranno più prodotti software, magari che si specializzano in un settore (e-commerce, finanza, real estate, operations), più risorse per imparate ad utilizzate questi software, e di conseguenza più sviluppatori (i cosiddetti “visual developers”) che riusciranno a digitalizzare e lanciare a loro volta nuovi prodotti software, fatti però “senza codice”. 

Stanno cominciando ora a crearsi ecosistemi a livello nazionale, a cominciare da UK, Francia, Germania, Svizzera e Olanda, e naturalmente Italia. Ma il picco deve ancora arrivare! Se segui il “no code” oggi, sei un “early adopter”.

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Veronica Picciafuoco - No Code Architect (8020)

Ex-avvocato, vivo in Silicon Valley da 10 anni dove lavoro nel software, da startup a società quotate come Verizon e Amazon. Oggi mi trovate a sviluppare prodotti NoCode a 8020.inc

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...oppure, nel caso ti fossi perso la prima puntata di M&Ms puoi sempre recuperarla passando da qui

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