Ambizioni e scommesse del mondo No Code

Ambizioni e scommesse del mondo No Code

L’altro giorno parlavo con un ragazzo che lavora in una big corp internazionale; mi raccontava che in azienda usano Google Cloud, e incluso in questo ecosistema c’è anche Appsheet, software di creazione app in No Code, molto utilizzato da loro. 

Non è la prima grande azienda che sta iniziando a utilizzare tecnologie No Code per facilitare processi e operazioni e credo sia un ottimo segnale, soprattutto perché spesso ho sentito dire che il No Code sia “il giocattolo della domenica”… Beh, forse non è proprio così.

Scoperte inaspettate

Ricordo quando lessi per la prima volta il termine “No Code”: erano i giorni che anticipavano il Lockdown italiano ed io stavo lavorando incessantemente ad un progetto imprenditoriale che non aveva nulla a che fare con lo sviluppo senza codice. 

Creai un MVP con Glide, ma non me ne resi praticamente conto. 

Sapevo che c’era un problema – ossia creare un MVP senza alcuna competenza – e sapevo che dovevo risolverlo. E così feci. 

Creai la mia app in circa un mese, il tempo di prendere confidenza con la piattaforma, e la misi online. 

Lì mi resi conto che chi la utilizzava mi chiedeva poi con quale linguaggio di programmazione l’avessi creata o quanto mi era costata. 

E io dicevo la verità: nessun linguaggio di programmazione, costo zero. Mi guardavano o rispondevano tutti abbastanza straniti. 

L’app era perfetta: aveva un sistema di login-signup-logout, gli utenti si creavano un profilo pubblico, e potevano poi interagire tra loro. 

Il progetto non funzionò, ma mi resi conto che avevo fatto qualcosa di interessante. 

Ecco il No Code nella mia vita.

La cosa che più mi spiazzò fu la totale inesistenza di contenuti in italiano relativi a questo mondo: nessuno ne parlava, nessuno lo conosceva, nessuno ci scriveva niente. 

Se poi guardavo oltreoceano vedevo l’esatto opposto: TechCrunch, Forbes, e un mare di altri magazine e blog che ne parlavano.

 

Può il No Code diventare mainstream?

Oggi fortunatamente il No Code sta iniziando a crearsi un suo spazio e una sua voce, nonostante il continuo scetticismo che fa parte però di qualsiasi “disruption technology“.

Credo seriamente che il No Code sia una rivoluzione: ad oggi per certi versi è acerbo, nulla da contestare, ma per la velocità che sta avendo questo spazio sono pronto a scommettere grandi cambiamenti a stretto giro, un anno o poco più. 

Lo sviluppo senza codice porta benefici a tutti: 

Le aziende creano flussi di lavoro molto più snelli e rapidamente, senza dover per forza interrompere i flussi del reparto IT. 

Le startup sono libere di testare, iterare e buttare prodotti se serve, con poche risorse e tempo da dedicarci.

I professionisti possono ottimizzare il proprio lavoro automatizzando task time-consuming.

Gli studenti possono apprendere quello che potenzialmente può essere un nuovo mestiere. 

Il No Code è si un trend, ma è fatto per rimanere. 

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Lavoro per tutti, tutti contenti

Tutti i giorni lavoro con l’obiettivo di far passare dei messaggi molto chiari a chi ci legge, ci ascolta, o ci segue: 

  1. Il No Code NON è la panacea di tutti i mali, bensì un aiuto in molte cose, ma non ti esula dal necessitare infrastrutture tecnologiche in codice a vita.

    Il No Code è una rampa di lancio.

    Diverso è il discorso se il viaggio procede bene ma non hai necessità di andare più veloce: in quel caso il No Code può bastare e avanzare 😉

  2. Il No Code non deve essere visto come una minaccia per gli sviluppatori in codice, per il semplice motivo che il  No Code non rimpiazza uno sviluppo tradizionale a tutti gli effetti, bensì ti permette di partire senza di esso in prima battuta.

    Mi piace pensare che il No Code sia un’opportunità per gli sviluppatori: in primis perché può essere usato da loro stessi per sviluppare progetti più “leggeri” in maniera veloce e poi perché possono lavorare su progetti che realmente li valorizzino senza dover dire di no a richieste “non adatte ai loro standard”.

    Mi spiego meglio: ultimamente ho parlato con tante software house che mi dicevano “noi non prendiamo progetti sotto i 15.000 euro perché altrimenti non ci stiamo dentro”.

    Per una startup  che ancora sta validando, spendere 15.000 vuol dire scommettere l’intero budget di sopravvivenza su un prodotto dai risultati incerti.

    Il No Code può aiutare questi soggetti, che se poi si troveranno con un prodotto performante e validato saranno ben contenti di andare dalla software house e spendere anche più di 15.000 euro. 

 
 
Quest’ultimo punto è un discorso a cui tengo molto e che potrebbe andare avanti per pagine e pagine. Magari può essere l’incipit per uno dei prossimi articoli 😉
 
Il 7 giugno apre Ncode Academy, la prima piattaforma italiana di formazione in ambito No Code – Stay Tuned 😎

 

Saluti necessari 👇🏻

WOW, sei arrivato fino a qui! Grazie davvero per aver letto tutto l’articolo scritto da Lorenzo!

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